eBook Gratuito, Voce AI, AudioBook: Le Laude di Jacopone da Todi

AudioBook: Le Laude di Jacopone da Todi
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O Regina cortese,--io so a voi venuto ch'al mio cor feruto--deiate medecare.
Io so a voi venuto--com'omo desperato da omn'altro aiuto;--lo vostro m'è lassato; se ne fusse privato,--faríeme consumare.
Lo mio cor è feruto,--Madonna, nol so dire; ed a tal è venuto,--che comenza putire; non deiate soffrire--de volerm'aiutare.
Donna, la sofferenza--sí m'è pericolosa; lo mal pres'ha potenza,--la natura è dogliosa; siate cordogliosa--de volerme sanare.
Non aio pagamento,--tanto so anichilato; faite de me stromento,--servo recomperato; donna, el prez'è dato:--quel ch'avest'a lattare.
Donna, per quel amore--che m'ha avut'el tuo figlio dever'aver en core--de darm'el tuo consiglio; succurrime, aulente giglio,--veni e non tardare.
--Figlio, poi ch'èi venuto,--molto sí m'è 'n piacere; adomandimi aiuto,--dollote voluntere; ètte oporto soffrire--co per arte voglio fare.
Medecaro per arte--emprima fa la diita; guarda li sensi da parte--che non dien piú ferita a la natura perita--che se possa aggravare.
E piglia l'oximello,--lo temor del morire; ancora si fancello,--cetto ce de' venire; vanetá lassa gire,--non pò teco regnare.
E piglia decozione--lo temor de lo 'nferno; pens'en quella prescione--non escon en sempiterno; la piaga girá rompenno--farallate revontare.
Denante al preite mio--questo venen revonta, ché l'officio è sio;--Dio lo peccato sconta; ca se 'l Nemico s'aponta,--non aia que mostrare.
O Vergine piú che femina--santa Maria beata.
Piú che femina, dico;--onom nasce nemico; per la Scrittura splico,--nant'èi santa che nata.
Stando en ventre chiusa,--puoi l'alma ce fo enfusa, potenza virtuosa--sí t'ha santificata.
La divina onzione--sí te santificòne, d'omne contagione--remaneste illibata.
L'original peccato--ch'Adam ha semenato, omn'om con quello è nato:--tu se' da quel mondata.
Nullo peccato mortale--en tuo voler non sale, e da lo veniale--tu sola emmaculata.
Secondo questa rima--tu se' la vergen prima, sopre l'altre soblima;--tu l'hai emprima votata
la tua vergenetate--sopr'omne umanetate ch'en tanta puritate--mai fosse conservata.
L'umilitá profonda--che nel tuo cor abonda, lo cielo se sprofonda--d'esserne salutata.
Virgineo proposito--en sacramento ascondito, marito piglia incognito--che non fosse enfamata.
L'alto messo onorato--da ciel te fo mandato; lo cor fu paventato--de la sua annunziata:
--Conceperai tu figlio,--será senza simiglio, se tu assenti al consiglio--de questa mia ambasciata.--
O Vergen, non tardare--al suo detto assentare; la gente sta chiamare--che per te sia aiutata.
Aiutane, Madonna,--ca 'l mondo se sperfonna se tarde la responna--che non sia avivacciata.
Puoi che consentisti,--lo figliol concepisti, Cristo amoroso desti--a la gente dannata.
Lo mondo n'è stupito--conceper per audito, lo corpo star polito--a non essere toccata.
Sopr'omne uso e ragione--aver concezione, senza corruzione--femena gravedata.
Sopre ragione ed arte--senza sementa latte, tu sola n'hai le carte--e sènne fecundata.
O pregna senza semina,--non fu mai fatt'en femina, tu sola sine crimina,--null'altra n'è trovata.
Lo verbo creans omnia--vestito è 'n te Virginia, non lassando sua solia,--divinitá encarnata.
Maria porta Dio omo,--ciascun serva 'l suo como; portando sí gran somo--e non essere gravata.
O parto enaudito,--lo figliol partorito entro del ventre uscito--de matre segellata!
A non romper sogello--nato lo figliol bello, lassando lo suo castello--con la porta serrata!
Non siría convegnenza--la divina potenza facesse violenza--en sua cas'albergata.
O Maria, co facivi--quando tu lo vidivi? or co non te morivi--de l'amore afocata?
Co non te consumavi--quando tu lo guardavi, ché Dio ce contemplavi--en quella carne velata?
Quand'esso te sugea,--l'amor co te facea, la smesuranza sea--esser da te lattata?
Quand'esso te chiamava--e mate te vocava, co non te consumava--mate di Dio vocata?
O Madonna, quigli atti--che tu avev'en quigl fatti, quigl'enfocati tratti--la lingua m'han mozzata.
Quando 'l pensier me struge,--co fai quando te suge? lo lacremar non fuge--d'amor che t'ha legata.
O cor salamandrato--de viver sí enfocato, co non t'ha consumato--la plena enamorata?
Lo don della fortezza--t'ha data stabilezza portar tanta dolcezza--ne l'anema enfocata!
L'umilitate sua--embastardío la tua, ch'ogn'altra me par frua--se non la sua sguardata.
Ché tu salist'en gloria,--esso sces'en miseria; or quigna conveneria--ha enseme sta vergata?
La sua umilitate--prender umanitate, par superbietate--on'altra ch'è pensata.
Accurrite, accurrite,--gente; co non venite? vita eterna vedite--con la fascia legata.
Venitel a pigliare,--ché non ne può mucciare, che deggi arcomperare--la gente desperata.
Audite una 'ntenzone--ch'è 'nfra l'anima e 'l corpo; battaglia dura troppo--fin a lo consumare.
L'anima dice al corpo:--Facciamo penitenza, ché possiamo fugire--quella grave sentenza
e guadagnar la gloria--ch'è de tanta piacenza; portimo onne gravenza--con delettoso amare.--
Lo corpo dice:--Turbome--d'esto che t'odo dire; nutrito so 'n delicii,--nollo porría patire; lo celebr'aio debele,--porría tost'empazire: fugi cotal pensiere,--mai non me ne pa
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