eBook gratuito, Voce AI, Audiolibro: Il Ricciardetto, vol. I di Niccolò Forteguerri

Audiolibro: Il Ricciardetto, vol. I di Niccolò Forteguerri
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NICCOLÒ FORTEGUERRI
IL RICCIARDETTO
GIOVANNI PROCACCI
NICCOLÒ FORTEGUERRI E LA SATIRA TOSCANA DEI SUOI TEMPI
I
Di Niccolò Forteguerri parlano gli storici della nostra letteratura in modo o inesatto o incompleto. Alcuni giudicano del Ricciardetto come non avessero pur veduto la lettera ad Eustachio Manfredi, dove l'autore dichiara l'occasione e l'indole del Poema. I men trascurati limitano al Poema i loro giudizi, e si aiutano d'ingegnose induzioni, dimenticando le poesie minori, e anche le Epistole in versi che vanno sotto il nome di Capitoli, senza lo studio delle quali non si può bene intendere né il Ricciardetto né il suo poeta. È di questi Capitoli, indegnamente dimenticati, che io intendo principalmente occuparmi; e perchè rivelano tutto l'animo del Poeta, e perchè danno carattere storico e autorità morale alla satira toscana della prima metà del secolo XVIII.
La pubblica biblioteca del R. Liceo pistoiese, oltre ad un codice contenente venticinque Capitoli, già tutti pubblicati, ha anche un MS. intitolato: «Vita dell'Ill.mo e Reverend.mo Monsignor Niccolò Forteguerri»; breve scrittura di uno dei due fratelli del Poeta, il Prior Bernardino, inedita, secondo io credo, e meritevole di rimaner tale. Ma poche e difettive sono le biografie del Forteguerri, nè al tutto scevra d'errori è la bella Vita che ne scrisse latinamente Angiolo Fabbroni, che pur fu assistito nell'opera da Mons. Giacomelli, concittadino e amico del Poeta. È per questo che la scrittura del fratello Bernardino non può trascurarsi. Essa è studiabile anche nei suoi silenzi, anche nelle sue ingenuità, per non dire ne' suoi errori; ed io ne prendo ora occasione a qualche notizia circa il Forteguerri e i suoi tempi.
D'ordinario il fratello biografo si allarga nelle cose familiari e minute; quelle che a noi sembrano più importanti, o le omette, o le accenna fuggitivamente. Ci fa sapere che Niccolò è nato nel 1674, il 6 Novembre, a mezz'ora di notte; ci recita tutti i nomi di battesimo, e i nomi e i titoli del compare, e anche del suo sostituto; ma dei veri titoli di gloria del suo fratello non se ne cura. Narra che nel 1716 Monsignore è a Pistoia per l'incoronazione della Madonna dell'Umiltà, e fa bene a occuparsi di codesta festa, perchè Niccolò ne fu veramente il promotore e la parte principale; ma della scommessa amichevole che dette origine al Poema, fatta in quello stesso anno, anzi proprio in codesta occasione, neppure una parola. «Giudica bene apporre in fine la Nota di tutti i libri sì manoscritti che stampati e delle tante altre composizioni che son venute alla luce tanto in vita che dopo morte di detto Monsignor Niccolò»; e fra i libri e i manoscritti ne annovera soltanto cinque, mentre a noi per solamente contare i manoscritti ora esistenti ci è voluto del tempo, e dimolto. Fu prudenza o ignoranza quella del Prior Bernardino? Certo egli è più fratello del Don Abbondio manzoniano che dell'autore del Ricciardetto, e continua, credo io, a far le parti del furbo e del pauroso per conto di Niccolò anche dopo la sua morte.
La giovinezza del Forteguerri s'incontrò nel bel mezzo del ducato di Cosimo III, nel fiorire del Gesuitismo e nel nascere e fiorire dell'Arcadia. Non è un bell'incontro! Ma l'aria ossigenata dell'appennino toscano tutto ottunde e consuma, e domò anche, almeno in parte, la ferrea natura di Cosimo. A ogni maniera di prepotenze e di affettazioni il popolo toscano oppone un'arme invincibile, il ridicolo; e non quel ridicolo romoroso e volgare che si annunzia e ti dà difesa, ma quel ridicolo fine e silenzioso che non scopre il feritore ed ammazza il ferito.
Spesso la storia della stampa di un libro è la storia di un governo. Nella pubblicazione del Lucrezio del Marchetti c'è tutta la storia del dispotismo ipocrita di Cosimo III. Protesta il povero traduttore del suo cattolicismo, e vuol mettere il lavoro sotto l'egida del Sovrano; ma il Sovrano ha più paura del traduttore e non se ne fa nulla. Il lavoro è chiesto in copia da gran letterati stranieri, da principi, da cardinali, e gira per tutta Italia e fuori, come, qualche anno dopo, il Ricciardetto, come, un secolo più tardi, i Versi del Giusti. Non importa; giri il Lucrezio, giri il Ricciardetto, girino i Versi, ma non si faccia lo scandalo della stampa. Che povera e ugual cosa è il dispotismo di tutti i tempi!
Dai legami di così bassa e corrotta società si liberò il Forteguerri per la singolare bontà e semplicità dell'animo, come più tardi per la forza e libertà dell'ingegno doveva sciogliersi da ogni servilità accademica. Dannato dalla nascita al clericato, di dodici anni ricevè la prima tonsura; e ognun sa che a codesto fato anche le nature più ribelli finivano col sottomettersi, per non avere il danno e le beffe, e non prolungare di troppo quella crudele ipocrisia dei festeggiamenti, così bene svelata nei Promessi Sposi, con la quale, e monache,
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