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AudioBook: Il piccolo Eyolf by Henrik Ibsen
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Il piccolo Eyolf
Dramma in tre atti
Traduzione di Ernesto Gagliardi.
Milano Fratelli Treves, Editori 1897.
PERSONAGGI:
- ALFREDO ALLMERS, possidente e scrittore, già insegnante privato.
- RITA, sua moglie.
- EYOLF, loro figlio, di 9 anni.
- Signorina ASTA ALLMERS, sorellastra di ALFREDO.
- BORGHEIM, ingegnere.
- LA VECCHIA DEI TOPI.
L’azione si svolge in una casa di campagna di Allmers, presso un fjord, a circa due miglia dalla città.
ATTO PRIMO.
Una stanza ammobigliata riccamente e con gusto; fiori e piante decorative. In fondo una porta a cristalli che dà su una veranda verso giardino. Ampia vista sul fjord. Pendii boscosi in lontananza. Ad ambo i lati una porta; quella di destra è a doppio battente e si trova più verso il fondo. Sul davanti, a destra, un sofà con cuscini e coperte. All’angolo del sofà un tavolinetto e sedie. A sinistra, sul davanti, una tavola e seggioloni tutt’attorno. Sulla tavola una valigia aperta. È una mattina soleggiata d’estate.
SCENA PRIMA.
Rita poi Asta.
La signora Rita Allmers in piedi presso il tavolino, con la schiena rivolta a destra, sta difacendo un baule. Rita è una signora di circa trent’anni, slanciata, bionda. Indossa una vestaglia chiara.
Dopo una pausa entra la signorina Asta Allmers dalla porta di destra. Indossa un vestito da estate grigio chiaro, cappello, paltoncino, ombrellino e ha sotto il braccio una cartella chiusa, piuttosto grande. È snella, con capelli scuri, occhi pensierosi; ha 25 anni.
ASTA (dalla porta). Buon giorno, cara Rita!
RITA (voltando la testa verso di lei e salutandola amichevolmente). Oh guarda! Sei tu, Asta? così per tempo dalla città.... Sin qua in campagna?
ASTA (posa il cappello e il paltoncino su una sedia presso la porta). Sì, non potevo più starmene. Sentivo che dovevo venire a visitare il piccolo Eyolf, oggi. E anche te. (Posa la cartella sul tavolinetto presso il sofà). E son venuta col battello a vapore.
RITA (sorridendole). E a bordo hai trovato probabilmente qualche buon amico? Così, proprio per caso, non è vero?
ASTA. No, non ho incontrato nessun conoscente. (Scorge la valigia) Ma Rita, cos’è questa?
RITA (continuando a disfare la valigia). È la valigia d’Alfredo. Non la riconosci?
ASTA (s’avvicina piacevolmente sorpresa). Come! Alfredo è tornato?
RITA. Sì, immaginati un po’, è tornato improvvisamente col treno di stanotte.
ASTA. Oh, ecco il mio presentimento! Era questo che mi spingeva qui! E non aveva scritto nulla? Nemmeno una cartolina postale?
RITA. Nemmeno una parola.
ASTA. E telegrafato neppure?
RITA. Questo sì, un’ora prima del suo arrivo. Molto laconico e freddo (ride). Non lo si riconosce a codesto, Asta?
ASTA. Certo.... Sempre di poche parole con tutti.
RITA. Ma altrettanto più contenta son stata di riaverlo qui.
ASTA. Me lo posso figurare.
RITA. Proprio quindici giorni prima di quando l’aspettavo.
ASTA. E sta bene? Non è di cattivo umore?
RITA (chiudendo la valigia e sorridendole). No, anzi, mi è parso cambiato.
ASTA. E nemmeno un po’ stanco?
RITA. Certo, stanco. Anzi, stanchissimo. Ma il poverino ha viaggiato quasi sempre a piedi.
ASTA. E poi l’aria di montagna sarà troppo rigida per lui.
RITA. No, tutt’altro. Non l’ho sentito tossire nemmeno una volta.
ASTA. Vedi, dunque! Fu proprio bene che il dottore lo persuadesse a questo viaggio.
RITA. Già, adesso che finalmente tutto è passato. Perchè, credimelo Rita, per me è stato un tempo terribile. Non ho mai voluto parlarne. E tu venivi tanto di rado da me....
ASTA. Ho avuto torto. Ma....
RITA. Via.... non parliamone. Avevi da badare alla tua scuola in città. (sorride) E il nostro ingegnere, anche lui era in viaggio.
ASTA. Ah, sta zitta, Rita!
RITA. Lasciamo pure stare l’ingegnere. Ma tu non ti puoi ideare quanto sentivo la mancanza di Alfredo! Che vuoto per me, quale squallore! Era come se ci avessi avuto un morto in casa!
ASTA. Dio buono, soltanto per sei o sette settimane!
RITA. Già, ma devi pensare che prima Alfredo non mi aveva mai lasciata. Nemmeno per ventiquattro ore. Mai, in tutti i dieci anni.
ASTA. Appunto, era tempo, mi pare, che si decidesse una buona volta. Avrebbe dovuto andare in montagna ogni estate. Magari lo avesse fatto.
RITA (con un leggero sorriso). Ah sì, tu hai un bel parlare. Se io fossi ragionevole come te, allora lo avrei lasciato forse andar prima. Ma sentivo di non poterlo, Asta! Mi pareva che non sarebbe più tornato da me. Lo capisci...? lo capisci questo?
ASTA. No. Forse perchè non sono nel caso di perdere nessuno.
RITA (con un sorriso malizioso). Nessuno?... Nessuno?
ASTA. No, che io sappia (stornando il discorso.) Ma dov’è Alfredo? Dorme forse?
RITA. Nemmeno per idea. Oggi si è alzato presto come al solito.
ASTA. Allora non sarà stato poi tanto stanco.
RITA. Altro che; ieri sera al suo arrivo lo era davvero. Ma stamane ha avuto Eyolf in camera sua per più d’un’ora.
ASTA. Il povero piccino, così pallido! Ricomincerete a farlo tormentare colla grammatica e coll’abbaco.
RITA (scuotendo le spalle). Alfredo vuole così, lo sai bene.
ASTA. Sì, ma mi pare che tu ti dovresti opporre, Rita.
RITA (un po’ impaziente). No, credimi; non posso immischiarmi in questa faccenda. Alfredo deve ben capire simili cose meglio di me. E d’altronde di che dovrebbe Eyolf, occuparsi? Egli non può già correre, saltare, fare il chiasso come gli altri ragazzi.
ASTA (risoluta). Ne parlerò io ad Alfredo.
RITA. Ma sì, fallo pure, cara Asta. Oh, eccoli appunto.
SCENA II.
Detti, Allmers e Eyolf.
Alfredo, tenendo Eyolf per la mano, entra dalla porta di sinistra. Allmers, che indossa un vestito da estate, è un uomo di trentasei o trentasette anni, snello, ben proporzionato, dallo sguardo dolce, con capelli
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